Da Margherita Pusterla, di Cesare Cantł
«... il papa se la diceva poco coi Visconti, i quali, desiderando
tiranneggiare la patria, opprimevano la causa guelfa per affidarsi agli
imperatori, da cui ricevevano sempre appoggio i nuovi signorotti. Le cose
erano procedute a segno, come altrove abbiamo accennato, che il papa, in
castigo del parteggiare coll'imperatore Lodovico scomunicato, proferģ
l'interdetto contro i Milanesi. Terribili e spaventose conseguenze recava
questo castigo; gli altari restavano senza croci nč candellieri, se non
al momento che si celebrava la messa a porte chiuse: nessuno, eccetto i
chierici, i pellegrini, i mendicanti ed i fanciulli minori di due anni,
potevano seppellirsi in luogo sacro: nessuno accettavasi alla penitenza ed
all'eucaristia se non in articolo di morte; proibito il menar moglie o
baciarla o mangiare carni, e fino radersi: ogni giorno, a terza, sonavano
le campane, al cui tocco dovevano tutti recitare preci di penitenza.
...E gią
Novara, Como, Vercelli, altre cittą avevano fatto la loro sommessione al
papa, promettendo di non aderire a Lodovico il Bavaro nč a veruno
scismatico, onde erano state ricomunicate»
....
«Non credere perņ (ripigliava l'arciprete Guglielmo) che il papa non
abbia ingiunto di buone condizioni. I Visconti, nč direttamente nč
indirettamente imporranno gravezza di sorta sopra luoghi e persone
religiose: pagheranno l'annuo tributo di cinquantamila fiorini d'oro; a
queste condizioni il santo padre cassa come iniqui i processi d'eresia
fatti contro i Visconti, diciannove anni fa: li nomina vicari imperiali di
Milano e delle altre cittą: permette che Giovanni venga
all'Arcivescovado di Milano, riservandone alla Santa Sede diecimila fiorini
di rendita. Ogni scomunica, ogni interdetto rimane prosciolto a patto che
si erigano in Milano due cappelle a San Benedetto, una in Sant'Ambrogio,
l'altra in Santa Maria Maggiore: ove in perpetuo, il giorno che i vescovi
di Lodi, di Cremona, di Como ribenediranno la cittą in questo maggio,
abbia a cantarsi messa coll'intervento del principe e de' magnati, e
distribuire a dugento poveri un pane di frumento da dodici once»