Nato a Roccabascerana in provincia di Avellino il 2 settembre 1936,
terzo di quattro figli, a 20 anni entra nell’Arma dei Carabinieri.
Terminata la Scuola Allievi in Roma, viene destinato
al Nord, prima presso il Battaglione Motorizzato di Milano e dopo alla Stazione di Pantigliate e nel Nucleo Tribunale
della Compagnia Comando Carabinieri di Milano. Il 23 settembre 1960 frequenta a Firenze il 53° Corso presso la Scuola
Allievi Sottufficiali.
Divenuto Vice Brigadiere, viene trasferito a Milano e, successivamente, alla Stazione
Carabinieri di Bernareggio (MI), con il cui comandante instaura un rapporto di stretta collaborazione e di grande
fiducia e stima, cosa subito percepita dalla popolazione. All’inizio degli anni 60 il Maresciallo Stefano Piantadosi
cerca di dare un’impronta personale all’attività che svolge con passione, grande senso del dovere ed umanità. A
Bernareggio conosce Enrica, una giovane ragazza che sposerà e che gli darà due figli Emanuela e Saverio.
Nel 1964
viene trasferito presso la Stazione di Limbiate (MI) e l’anno dopo arrivano i primi incarichi dì comando, prima presso
la Stazione Carabinieri di Cantù, quale responsabile della Squadra Operativa, e dopo a Cermenate (CO), Lurago d’Erba (CO)
e Lomazzo (CO).
Il 23 novembre 1970 viene nominato Comandante della Stazione Carabinieri di Locate Triulzi, paese
dell’hinterland sud di Milano, il cui territorio comprendeva i Comuni di Locate Triulzi, Opera e Pieve Emanuele.
Negli
anni Settanta il Maresciallo Capo Piantadosi si trova ad operare in un territorio ampio, fino ad allora prettamente
agricolo, che vive in quel periodo un vero e proprio boom economico. La crescita demografica ed economica esponenziale,
trascina con sé problematiche sempre più complesse e difficili da fronteggiare, ed egli comunque lavora instancabilmente
con i suoi collaboratori, che lo seguono con ritmi sempre più serrati, imposti dalla grande mole di lavoro, trovandosi
ad affrontare quotidianamente numerosissimi problemi legati ad emarginazione, rapine, furti, occupazioni abusive,
ma anche incidenti stradali, incidenti nei cantieri, ed inoltre un disastro ferroviario e un disastro aereo.
Riesce a costruire con la popolazione un rapporto molto disponibile e sereno tanto da venire spesso interpellato per
appianare situazioni familiari e dare consigli. Temuto e rispettato dalla malavita locale, non cercherà mai di abusare
del proprio potere, trattando con correttezza, fermezza e coerenza sia il malfattore come l’onesto cittadino. Per questo
e per i meriti di servizio che nel frattempo raccoglieva, viene più volte pregiato di iscrizione sul Foglio d’Ordine
della Legione Carabinieri di Milano per aver intrapreso e partecipato a brillanti operazioni militari; ciò rappresenta
un ambito riconoscimento per un carabiniere. Viene inoltre decorato con croce d’argento per anzianità di
servizio e con medaglia di bronzo al merito di lungo comando nel 1975 e d’argento nel 1980.
E' proprio nel 1980 che
la magia di una vita dedicata al servizio della comunità viene spezzata inesorabilmente, da quel male che i Carabinieri
e tutte le forze dell’ordine cercano instancabilmente e quotidianamente di combattere sul campo. Infatti, il 15 giugno
1980 il Maresciallo Capo Piantadosi ed il carabiniere Motta Giovanni, giovane militare in ferma breve, durante un
servizio d’ordine pubblico, per una gara ciclistica che si stava svolgendo nel comune di Opera, individuano fra gli
spettatori una persona dall’atteggiamento sospetto, successivamente identificato come Zanoli Ferruccio, che esibisce
un documento con generalità false. Insospettito e considerata la folla presente alla manifestazione, il Maresciallo
ritiene opportuno condurre l’uomo presso la Stazione Carabinieri di Locate Triulzi, per effettuare ulteriori
accertamenti. Fa accomodare l’uomo sul mezzo militare, precisamente sul sedile posteriore con accanto il carabiniere
Motta e si pone alla guida. Durante il tragitto il giovane carabiniere perquisisce l’uomo, il quale improvvisamente
estrae una pistola e spara alla nuca del maresciallo freddandolo. Il mezzo finisce in un campo coltivato a grano
nel comune di Locate Triulzi.
Zanoli, mai catturato per l’omicidio, si accerterà successivamente, era un feroce
assassino, già detenuto nel carcere di Porto Azzurro per scontare una pena di 30 anni a seguito dell’uccisione di un
guardiacaccia, commessa a Paullo (MI) nel 1952. Uscito nel 1976 con permesso premio dì 7 giorni, non era mai più
rientrato e risultava quindi evaso.
Le spoglie del Maresciallo riposano accanto alla moglie Enrica, deceduta
prematuramemente nel 1995, nel cimitero di Bernareggio.