La lapide fu trovata nel 1830 durante scavi nelle catacombe di S.Ippolito sulla via Tiburtina; non so perché e quando sia stata portata nella cripta di S.Marco; durante il
restauro della chiesa nel 1948 fu trasferita qui nel portico.
Anche se trovata in catacombe cristiane, l'epigrafe si riferisce ad un pagano, come pure quella sul retro (ma ad altro personaggio), oggi ovviamente non visibile perché la pietra è stata murata; ciò denota nella tarda antichità, ancor prima del Medio Evo, un frequente riutilizzo di marmi per diverse destinazioni; spesso lapidi pagane venivano impiegate per chiudere colombari cristiani girandone il verso e reincidendo l'epigrafe per la nuova sepoltura, ma a volte c'era già stato un precedente reimpiego (come in questo caso); allora potevano essere scalpellate o imbiancate a calce per l'altra scrittura; ma poteva pure capitare che venissero lasciate com'erano, senza ulteriore intervento.
La prima riga presenta una sigla diversa dal solito D(is) M(anibus),
agli Dei Mani; forse era abbreviazione per DIB(us) M(anibus), errore presente saltuariamente in altre iscrizioni sepolcrali tardoantiche. Inoltre la scrittura per VIXIT ANIS II sicuramente è errore per un probabile VIXIT ANIS LI, visto che si tratta di un marito cui la moglie ha dedicato l'epigrafe.