Sul Monte Giano, che sovrasta Antrodoco, nel 1938-39 Mussolini fece disegnare la gigantesca scritta con una foresta di abeti opportunamente disposti. Il segnalatore cita suo padre che ricordava quando da ragazzo, per adempiere al precetto premilitare coatto, doveva salire sul monte a piantare questi alberi.
La scritta è anche visibile da Roma nelle giornate terse e serene (vedi ultimo
thumbnail). Può stupire il fatto che in un periodo di 80 anni il disegno si sia mantenuto; infatti il paesaggio naturale abbandonato muta in fretta: nuovi alberi crescono, alcuni muoiono, frane e tempeste disboscano intere fette di patrimonio boschivo; qui no, tutto sembra rimasto immutato, conservato. Secondo me una parte dell'amministrazione (in modo forse sotterraneo o involontario) ha provveduto a questa conservazione. Ciò ha scatenato le ire di parlamentari di sinistra che hanno rivolto interrogazioni al Parlamento per cancellare questo segno del Ventennio; ma una Legge Regionale del 1998 ha bloccato la deforestazione. Nella decisione probabilmente si mescolano da un lato il desiderio della popolazione locale di mantenere un'
attrazione turistica curiosa, dall'altro scelte politiche legate a
sentimenti nostalgici.
Dal mio canto penso che una cancellazione radicale del Ventennio fascista sia impossibile, ma anche poco utile: la storia bisogna conoscerla e non semplicemente cancellarla; a volte poi è dannoso: quando girando per Siracusa ho visto il quartiere centrale eretto con lo stile architettonico tipico degli anni mussoliniani sono stato contento che fosse stato restaurato, a mostrare un ottimo campione di un'estetica caratteristica e unica nel suo genere. Qui penso che non faccia male mostrare alle nuove generazioni il modo in cui nel passato, prima della televisione e dei moderni mass-media, la retorica politica cercasse di far breccia nelle opinioni della massa.
Ma, sia nel caso della conservazione che del disboscamento, oggi la regola prima dovrebbe essere "a costo zero".