Giovanissimo socialista e poi anarchico, entrò in amicizia con Mussolini e fu con lui alla fondazione dei Fasci di combattimento in piazza Sansepolcro a Milano nel 1919; partecipò a numerose azioni squadristiche, come l'aggressione all'avvocato
Bentini nel 1920, imprese che gli costarono ogni volta solo pochi giorni di carcere. Fece poi carriera nel Partito Fascista come federale, podestà e deputato, fino al sottosegretariato al Ministero degli Interni. Assunse pure incarichi di rilievo in ambito sportivo, e dal 1931 al 1933 fu presidente del CONI. Mantenne tuttavia un carattere indipendente e polemico, affrontando duri scontri con altri pezzi grossi del Regime, tanto che nel 1934 venne espulso dal PNF e mandato al confino a Lipari, poi ad Argelato. Rifiutò nel 1943 l'invito di Mussolini ad aderire alla Repubblica Sociale e strinse rapporti con il CLN. Subito dopo la liberazione di Bologna venne
ucciso da partigiani della 7^ GAP assieme all'amico
Torquato Nanni.