Politicamente impegnato nelle file di Democrazia Proletaria, giornalista, rifiutò i rapporti con la famiglia, inserita nella mafia locale, e si dedicò ad attività culturali ed inchieste contro la mafia. Da essa fu assassinato, e la morte venne mascherata da suicidio. Grazie alla denuncia della madre venne acclarata la matrice mafiosa dell'omicidio ma solo nel 2001 e 2002 vennero condannate due persone, nonostante numerosi vari tentativi di depistaggio.
Il murale è accolto in archivio perché non sembra un prodotto di estro individuale e clandestino ma frutto di una scelta collettiva (scuola), con prospettive durature. |