Fu escluso dalla vita universitaria per le leggi razziali del 1938 e adottò il cognome non ebreo della madre (Fortini) sperando di aggirare le restrizioni imposte; nel 1943 riparò in Svizzera e poi si associò alle bande partigiane dell'Ossola. Nel dopoguerra si stabilì a Milano; fu traduttore, consulente editoriale, critico letterario e saggista. Il suo contibuto alla cultura letteraria italiana del Novecento lo diede soprattutto con la poesia, in diverse raccolte dai toni epigrammatici; merita ricordare Foglio di via e altri versi (1946) e L’ospite ingrato (1986). |