egli
anni successivi fa domande di trasferimento: si avvicina così
alla sua città, prima a Cesena, poi a Bologna, che rimarrà
la sua nuova città di adozione. Qui insegnerà Lettere
al Ginnasio (l'odierna scuola media) e poi Geografia all'Istituto Tecnico,
infine Storia e Filosofia al Liceo Scientifico (il "Righi").
La Geografia e la Storia resteranno sempre le discipline di predilezione.
Membro della Società Geografica Italiana e delle Deputazioni
di Storia Patria parmense e bolognese (finché il Fascismo non
lo estrometterà), compirà interessanti ricerche su viaggiatori
e cartografi del passato, pubblicando in numerosi libri e articoli il
risultato dei suoi studi (vedi bibliografia).
Collaborerà anche con l'Istituto Geografico Militare per l'aggiornamento
delle carte in scala 1:25.000.
el
frattempo si dedica intensamente all'attività politica nelle
file del Partito Socialista, rivelando una competenza particolare nel
settore scolastico. È nominato segretario dell'Associazione
degli Insegnanti e presidente dell'Associazione degli Impiegati
Civili. Partecipa alle elezioni comunali e provinciali del 1914
e viene eletto in entrambe, diventando poi assessore all'Istruzione,
dal 1914 al 1920, nella Giunta del sindaco Francesco
Zanardi.
Realizza per la sua parte il motto elettorale dei socialisti bolognesi,
"Pane e alfabeto": triplica il numero delle scuole per l'infanzia
senza uscire dai limiti di bilancio, lancia la rivoluzionaria idea delle
scuole all'aperto (vedi la scuola "Fortuzzi"), crea
scuole per bambini con particolari patologie allora diffuse (per curarle
ma anche prevenirle), attua un progetto per banchi scolastici che evitino
la scoliosi, organizza le colonie scolastiche. La scuola che oggi porta
il suo nome nacque come Colonia di Casaglia, in cui il clima
collinare salubre poteva costituire un'ottima risorsa per la battaglia
contro la temibile tubercolosi.
Ma le condizioni storiche di quegli anni impongono particolari sforzi:
ed ecco che alla vigilia della Prima Guerra Mondiale l'assessore
Longhena si preoccupa dell'assistenza ai figli dei profughi (gli emigrati
sono estromessi da Francia, Belgio e Germania quando questi paesi giungono
al conflitto) e ai figli dei combattenti quando anche l'Italia entra
in guerra. Nell'esercito preferiscono non chiamarlo perché è socialista
e convinto pacifista, con buone capacità oratorie: troppo pericoloso
in una guerra non voluta dalla maggior parte della popolazione.
E nell'autunno del 1919 c'è una gara di generosità fra il comune di
Milano e quello di Bologna (entrambe amministrazioni socialiste) per
accogliere i bambini viennesi orfani di guerra, debilitati dalla fame
e dalle malattie. In un periodo in cui tanti a parole celebrano la pace,
questo episodio è una delle poche manifestazioni effettive della
volontà di pace (che in alcuni lasciano il segno: nel 1944 un
ufficale austriaco dell'esercito di occupazione aiutò alcuni
bolognesi rastrellati dai suoi colleghi ricordando di essere stato ospite
della Colonia di Casaglia quando era bambino).
Intanto Mario Longhena continua ad insegnare: a quei tempi l'incarico
di assessore era gratuito e senza esonero dall'impiego.
|