Una targa che non c'è... ma dovrebbe esserci.
Saluto ad un "amico di penna".
IL 5 ottobre 2020 ho perduto un amico, un "amico di penna", come si diceva una volta. Non ci eravamo mai visti, non avevamo mai sentito reciprocamente le nostre voci neppure al telefono, ciascuno dei due ignorava la precedente vita dell'altro... Eppure avevamo raggiunto una sorta di stretta amicizia, con intenti comuni, con buona sintonia su molte cose.
Chi era costui? Dal marzo 2007 SANDRO VALLOCCHIA mi inviava fotografie di monumenti o lapidi, da Roma, dove abitava, dal Reatino, di dove era originario, dal resto d'Italia, dovunque andasse in vacanza. Delle quasi 30mila pagine che formano questo archivio almeno un quinto sono nate dietro segnalazione e fotografie sue. Col tempo, mano a mano che aumentava il numero dei segnalatori e il mio lavoro di compilatore delle pagine per il web si faceva più gravoso, mi venne incontro proponendosi di trascrivere anche il testo delle epigrafi fotografate, poi di segnalarmi la pagina di googlemaps da cui ritagliare l'immagine dell'ubicazione e qualche pagina del web che illustrasse il personaggio o l'episodio commemorato. Ma non basta: Sandro, entrato pienamento nello spirito con cui io ho cominciato questo hobby-sito, si è messo a ripassare con attenzione tutti i testi composti negli anni, a rileggerli, a correggere i refusi, a dare suggerimenti su possibili modifiche del modo in cui commentavo persona o episodio commemorato. Tutto questo con una moderazione ed essenzialità straordinarie, mai categorico o invasivo.
Quanto finora scritto potrebbe fare pensare ad un rapporto di collaborazione, come in un posto di lavoro ma trasferito su un hobby; invece io ho parlato di amicizia. E in effetti nella sua sobria comunicazione mi è stato amico dandomi appoggio quando avevo dubbi se continuare questo tipo di lavoro, quando alcune volte mi sentivo schiacciato dalla mole di segnalazioni, quando mi lamentavo per la fatica o la quasi impossibilità di elaborare brutte fotografie che mi arrivavano, per renderle comprensibili e presentabili sul web... Ad un certo punto, chiedendomi autorizzazione, aveva pensato di mandarmi giornalmente una sola immagine, per non sovraffaticare la mia compilazione delle pagine, e cercava nel suo sterminato archivio di foto immagini migliori che potessero rimpiazzare quelle brutte che avevo ricevute. E così -sempre con poche righe di email- qualcosa ho conosciuto su di lui e forse lui su di me. A proposito di errori ortografici presenti su alcune epigrafi, da me segnalati, mi suggerì di non essere severo con il lapicida che aveva inciso il testo sulla pietra: forse la colpa era già in chi aveva dettato il testo; me lo diceva perché suo padre aveva fatto anche questo mestiere e gli aveva raccontato di episodi che mandavano assolto il lavoratore manuale. Del padre mi raccontò pure che durante il Ventennio fu costretto, nel servizio premilitare coatto, a piantumare con altri il Monte Giano sopra Antrodoco per fare apparire fin dalla capitale la scritta DUX realizzata con la vegetazione. Tutto questo lo seppi in pochissime e scelte righe di email che accompagnavano le foto attuali del Monte Giano (con la scritta ancora visibile!). Da quella laconica posta ho anche conosciuto qualcosa della sua etica e delle sue idee politiche, con cui sembrava fossimo abbastanza in sintonia. Solo dopo la sua morte però, in un ricordo a lui dedicato dall'Associazione culturale "Il Migliore", ho saputo che mestiere faceva, che era stato attivista nel sindacato e nel PCI. Da questa commemorazione emergeva anche l'onestà intellettuale, che lo rendeva non fazioso, come anche a me si era presentato, e l'impegno rigoroso che metteva nel realizzare tutto ciò in cui credeva, impegno che nei quasi 13 anni di lavoro assieme io avevo sicuramente ritrovato.
Mi aveva informato dei suoi problemi di salute, ma leggevo nei suoi messaggi anche la forza d'animo nel superare quei problemi e facevo il tifo per lui; aspettavo con ansia la sua replica quando gli chiedevo come andassero le cose. Il 26 settembre mi ha risposto ancora speranzoso in una nuova cura, che però purtroppo non ha potuto fare. E il messaggio successivo, della figlia Claudia, mi ha riempito di dolore. Caro Sandro, resterai sempre nel mio pensiero, e sarai ricordato da altri: fino all'ultimo hai lavorato perché non venga cancellata la memoria di chi è vissuto prima di noi.