Capo del reparto spedizioni al Corriere della sera, comunista, militò nella Resistenza come "insospettabile", fingendo cioè di seguire tutti i rituali prescritti ai perfetti fascisti, per potersi prestare con sicurezza a missioni particolarmente delicate, come quella di ospitare in casa, nascosto, un membro del comando centrale delle brigate Garibaldi, il futuro leader PCI Pietro Secchia. Ma l'1/3/1944 fu anche lui tra gli scioperanti che incrociarono le braccia contro l'arroganza brutale del potere nazifascista e ne scatenarono le ire vendicative. Venne arrestato e deportato nei lager, dove trovò la morte.
Lo sciopero generale milanese del marzo 1944, che i giornali di regime attribuirono solo a richieste di carattere economico, fu invece una forma di rifiuto del governo della Repubblica Sociale Italiana e del suo alleato nazista. E in effetti durante quei giorni molte persone sospette di contiguità col movimento partigiano furono arrestate e deportate. La Resistenza è dunque fatta anche dell'eroismo di questi scioperanti, che pure non si erano rifugiati in montagna imbracciando il fucile. |