La morte di Gadda ebbe dei precedenti: il giorno prima il maestro Mario Spera nella vicina scuola di via Rossari aveva dato ai suoi scolari il compito di volgere al passivo la frase "i fascisti hanno ucciso molti cittadini innocenti"; ci furono proteste e un gruppo di fascisti andò a malmenare il maestro. Gadda, socialista, che era impiegato nella società
L'Assicuratrice in via Borgospesso 15, discutendo di questo episodio ebbe un litigio con il collega Angelo Vergani, fondatore del Fascio di Brescia e uno degli assaltatori del giornale
Avanti!. Vennero alle mani, ma poi si separarono; all'uscita pomeridiana dall'ufficio Gadda trovò uomini armati, che lo affrontarono. Si udirono 3 colpi di arma da fuoco; due degli assalitori ebbero ferite di striscio mentre Gadda fu portato in fin di vita in ospedale, col petto trapassato da un proiettile. Il processo che ne seguì, nel 1922, si svolse in un clima di intimidazioni che anticipavano quanto sarebbe successo all'Italia nel ventennio successivo. Gli incriminati vennero assolti, grazie anche alla presenza di Mussolini in Tribunale, venuto a testimoniare della moralità degli accusati. Nel dopoguerra si fece nuovamente il processo e uno degli incriminati, Vincenzo Fringuelli, latitante fu condannato a 14 anni di reclusione. Nel 1952 fu casualmente ritrovato, residente a Roma, ispettore dell'Ufficio Imposte, e venne arrestato.