Esule all'estero per sfuggire alle persecuzioni razziali, tornò in Italia per aderire alla lotta antifascista; gli fu affidato l'Ufficio Informazioni del comando di "Giustizia e Libertà". Fu arrestato assieme a
Maria Cantù mentre si recavano in una base clandestina che era stata individuata dai fascisti. Vennero torturati per sette giorni al comando di via Rovello; alla fine sui registri fu scritto "rimessi in libertà", ma in realtà furono portati in via Airaghi e finiti a colpi di pistola (notizie fornite da
Loris Vegetti, ANPI).
La lapide, distrutta anni fa da vandali filofascisti, è stata ricostruita. Nel 2015 ho ricevuto da Mario De Carli due foto di targhe cartacee aggiunte a fianco: una contiene notizie biografiche su Finzi e Maria Cantù, l'altra è un preghiera di rispetto per questi luoghi e un inno alla libertà.