Figlia di un ingegnere che lavorava alla Breda di Milano, nel 1943 cercò di fuggire in Svizzera col fidanzato, di nazionalità spagnola; arrestati alla frontiera, vennero divisi: lui poté tornare libero in patria, mentre lei venne deportata ad Auschwitz, dove fu uccisa; sarebbe bastato che il fidanzato la sposasse perché potesse anche lei andare libera in Spagna.
Questa è una delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi. La pietra è stata posata il 15/1/2020. |