All'anagrafe era Marta Felicina Faccio, e tutti la chiamavano Rina. Da giovane cercò di compensare una vita privata avvilente con l'impegno femminista e con la scrittura; fu pubblicista, poetessa e romanziera. A Milano diresse il settimanale socialista
L'Italia femminile, a Roma collaborò alla
Nuova Antologia. Nel 1906 venne pubblicato il romanzo in parte autobiografico
Una donna, firmato con lo pseudonimo Sibilla Aleramo, che ebbe subito grande successo. Sentì l'influenza di diverse tendenze letterarie allora circolanti in Europa ed ebbe molte relazioni sentimentali, fugaci o tormentate, come quella con
Dino Campana.
Nella targa l'espressione "al secolo" è usata in senso (assai) esteso: propriamente dovrebbe indicare il nome anagrafico di qualcuno che ha preso i voti religiosi assumendo un nuovo nome; il "secolo" insomma indica la vita mondana, contrapposta a quella monacale o sacerdotale. In questo caso mi sembra semmai che sia stata vita di contrizione e morigeratezza la vita di Rina Faccio più che quella di Sibilla Aleramo.