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Ne scrisse anche Manzoni in Storia della colonna infame: era un povero barbiere che, durante la peste del 1630, fu accusato di essere dolosamente un propagatore del contagio (un untore). |
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(Testo)
HIC UBI HAEC AREA PATENS EST
SURGEBAT OLIM TONSTRINA
IO.IACOBI MORAE
QUI FACTA CUM GUGLIELMO PLATEA PUBL. SANIT. COMMISSARIO
ET CUM ALIIS CONSPIRATIONE
DUM PESTIS ATROX SAEVIRET
LETHIFERIS UNGUENTIS HUC ET ILLUC ASPERSIS
PLURES AD DIRAM MORTEM COMPULIT
HOS IGITUR AMBOS HOSTES PATRIAE IUDICATOS
EXCELSO IN PLAUSTRO
CANDENTI PRIUS VELLICATOS FORCIPE
ET DEXTERA MULCATOS MANU
ROTA INFRINGI
ROTAEQUE INTEXTOS POST HORAS SEX IUGULARI
COMBURI DEINDE
AC NE QUID TAM SCELESTORUM HOMINUM RELIQUI SIT
PUBLICATIS BONIS
CINERES IN FLUMEN PROIICI
SENATUS IUSSIT
CUIUS REI MEMORIA AETERNA UT SIT
HANC DOMUM SCELERIS OFFICINAM
SOLO AEQUARI
AC NUNQUAM IN POSTERUM REFICI
ET ERIGI COLUMNAM
QUAE VOCETUR INFAMIS
IDEM ORDO MANDAVIT
PROCUL HINC PROCUL ERGO
BONI CIVES
NE VOS INFOELIX INFAME SOLUM
COMMACULET
MDCXXX KAL. AUGUSTI
(Traduzione)
QUI DOVE SI APRE QUESTO SPIAZZO SORGEVA UN TEMPO LA BOTTEGA DI BARBIERE DI GIAN GIACOMO MORA CHE, CON LA COMPLICITÀ DI GUGLIELMO PIAZZA COMMISSARIO DI PUBBLICA SANITÀ E DI ALTRI SCELLERATI, NELL'INFURIARE PIÚ ATROCE DELLA PESTE ASPERGENDO DI QUA E DI LÀ UNGUENTI MORTALI. PROCURÒ ATROCE FINE A MOLTE PERSONE. ENTRAMBI GIUDICATI NEMICI DELLA PATRIA, IL SENATO DECRETÒ CHE, ISSATI SU UN CARRO E DAPPRIMA MORSI CON TENAGLIE ROVENTI E AMPUTATI DELLA MANO DESTRA, AVESSERO POI ROTTE LE OSSA CON LA RUOTA E, INTRECCIATI ALLA RUOTA, FOSSERO, TRASCORSE SEI ORE, SCANNATI, QUINDI INCENERITI. E PERCHÉ NULLA RESTASSE D'UOMINI COSÍ DELITTUOSI, STABILÍ LA CONFISCA DEI BENI, LE CENERI DISPERSE NEL FIUME. A PERENNE MEMORIA DEI FATTI LO STESSO SENATO COMANDÒ CHE QUESTA CASA, OFFICINA DEL DELITTO, VENISSE RASA AL SUOLO CON DIVIETO DI MAI RICOSTRUIRLA E CHE SI ERGESSE UNA COLONNA DA CHIAMARSI INFAME. GIRA AL LARGO DI QUA BUON CITTADINO SE NON VUOI DA QUESTO TRISTE SUOLO INFAME ESSERE CONTAMINATO.
1630 ALLE CALENDE DI AGOSTO.
foto EDC
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