Ingegnere meccanico, fautore dell'industrializzazione automobilistica italiana fra le due guerre, occupò ruoli dirigenziale alla Fiat e poi all'Alfa Romeo. In Fiat importò nello stabilimento del Lingotto il sistema della catena di montaggio che aveva visto alla prova durante un viaggio conoscitivo alla Ford di Detroit (USA). Nel 1933 Mussolini lo mandò a risollevare le sorti fallimentari dell'Alfa Romeo, azienda che da lui in cinque anni venne rilanciata in buone posizioni di mercato. Restò al suo posto anche dopo l'8 settembre 1943 e questo suscitò in alcuni sospetti di collaborazionismo, tanto che alla fine della guerra fu giudicato da un tribunale popolare nella sua stessa azienda. Venne però completamete assolto. Non tutti rimasero convinti dalla sua buona fede e appena 3 giorni dopo la Liberazione fu ucciso in un attentato. Il colpevole beneficiò dell'amnistia in un processo terminato nel 1960.