Laureato in Giurisprudenza, ufficiale di Fanteria, dislocato in Iugoslavia, dopo l'Armistizio fu fatto prigioniero dai tedeschi e internato nei lager; rifiutò infatti di ottenere la liberazione a patto di arruolarsi nelle milizie della RSI. Nel campo di Wietzendorf un giorno gli ufficiali italiani si rifiutarono di sottostare ai lavori forzati; il 24/2/1945 i tedeschi scelsero 21 di loro per la fucilazione; ma altri 44 si fecero avanti per prendere il loro posto; i tedeschi rimasero impressionati da questo atto di coraggio e soprassedettero alle escuzioni; però mandarono i 44 nel campo di lavoro più duro che ci fosse, a
Unterlüss; qui 6 di loro, fra cui Balboni, morirono nelle poche settimane che mancavano alla liberazione del lager.
Questa è una delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue e
Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra e ottone, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì quasi tutti morirono di stenti o furono uccisi. Questa pietra è stata posata il 25/1/2024.
Nel
thumbnail un momento della posa delle pietra.