La colonna con il
leone di S.Marco segnava l'inizio della strada che da Porta Renza (poi Porta Orientale) conduceva a Venezia. Le
epigrafi sui quattro lati del basamento sono molto corrose e di ardua decifrazione, nonostante un recente restauro. In esse vengono ricordati tre nomi: il vicario di provvisione Catellano Cotta, che nel 1549 fece costruire un pilastro di mattoni su cui poggiare la scultura del leone; l'edile Antonio Pirovano, di difficile individuazione (forse lo stesso ricordato da Cesare de Negri in
Le Gratie d'Amore - Nuove inventioni di balli, un manuale di ballo edito nel 1602, dove un Antonio Pirovano è incluso in una lista di provetti ballerini del tempo), che fece un primo restauro della struttura; Carlo Francesco Serbelloni, appartenente ad un'antica
famiglia lombarda in origine chiamata Sorbelloni, che diede la definitiva impostazione al manufatto con la colonna di pietre sovrapposte. Forse la statua del leone era trofeo vittorioso di una delle tante guerre che ci furono nel passato fra Venezia e Milano.