Antifascista, come impiegata all'ospedale militare di Baggio ebbe possibilità di falsificare licenze e lasciapassare e altri documenti per arruolati che non volevano combattere nelle file della RSI; quando venne scoperta passò alla clandestinità, da staffetta partigiana, assumendo come nome di battaglia quello che ricordava il suo fidanzato,
Gianni Alippi, fucilato a Milano. Arrestata dalle Brigate Nere sul lago di Como, torturata, e poi rilasciata, dal comando delle brigate Garibaldi venne accusata ingiustamente di avere fatto una spiata; ma ebbe l'appoggio dei suoi compagni del comasco e fu di nuovo in campo quando ci fu l'arresto di Mussolini: con il suo comandante
Luigi Canali ("capitano Neri") fu presente a Dongo all'inventario dei preziosi sequestrati al convoglio di gerarchi fascisti in fuga (parte del cosiddetto "
oro di Dongo"). Una decina di giorni dopo Canali sparì e venne ucciso; anche "Gianna" che, si era messa in cerca di lui, fu assassinata e gettata nel lago; nessuno dei loro corpi fu ritrovato, si scoprirono invece quelli di altre persone coinvolte nella vicenda. Resta un mistero la destinazione di quei preziosi inventariati a Dongo. Il processo che si aprì per giudicare i responsabili del PCI sospettati dell'uccisione di Canali e della Tuissi non approdò a nessuna condanna perché furono tutti amnistiati.