Per il suo antifascismo dovette emigrare in Argentina; tornato in Italia, fu assunto come meccanico all'azienda tramviaria milanese, dove con altri compagni costituì la prima cellula comunista clandestina, al deposito "Messina"; fu arrestato dopo il grande sciopero generale del marzo 1944, poi un'altra volta il 30/12/1944 e deportato a Mauthausen; morì nel sottocampo di Gusen.
Il suo nome è anche in una targa che commemora i partigiani del quartiere
Bovisa e nelle liste di caduti ATM dei depositi di
via Messina e di
via Forze Armate..