Benemerito come assessore al Comune di Brescia durante l'epidemia di colera nel 1836, aveva questa carica anche nel 1848-49; quando tornarono gli austriaci, dopo l'insurrezione delle Dieci giornate, fu arrestato come traditore, scampando però alla pena capitale; tornò in libertà il 9/1/1850 e scrisse un diario sulla sua prigionia.
Nel 1836 si diffuse, specie nell'Italia del nord, un'epidemia virulenta di
colera. Si contarono almeno 22.000 morti. La targa ricorda l'impegno di alcuni amministratori profuso nel fronteggiare l'emergenza.