Militare in Marina, lasciò la divisa il 18/5/1943 e collaborò con l'antifascismo clandestino, vicino a posizioni anarchiche; arrestato, fu tradotto nel carcere militare di Sarzana; liberato grazie ad uno stratagemma, nel luglio 1944 organizzò un'evasione di detenuti politici da quella prigione; capeggiò una formazione (poi a lui intitolata) della brigata garibaldina "Gino Menconi", operativa fra Lunigiana e Liguria. Dal Comando Alleato fu paracadutato presso Genova per una delicata missione, come risulta da una
lista di agenti britannici del
SOE. Nell'immediato dopoguerra fu accusato di aver fatto esplodere una bomba in una scuola di Carrara dove erano alloggiati alcuni agenti di polizia; venne bollato come ex fascista, condannato a 10 anni di carcere e privato dei diritti politici. Altre accuse gli furono rivolte, dal furto alla diffamazione contro il questore Angelo Mangano, che Wochiecevich accusava di collaborazionismo con la RSI. Tutto si risolse in mezze o complete assoluzioni, con il rifiuto dei benefici di amnistie. Nel frattempo (1957) emigrava in Brasile costituendo un'impresa di commercio di marmi, per tornare in Italia solo nel 1967. Fu dunque un personaggio controverso, e nei suoi confronti forse ci fu accanimento, favorito dal suo individualismo anarchico; sembra comunque che mai abbia brigato per ottenere vantaggi economici o riconoscimenti ufficiali per la sua spericolata attività partigiana.
In tutti i documenti consultati la grafia Wochiecevich è prevalente.
La targa si trova nel
Parco della Resistenza sul Monte Brugiana (Massa).