Addottorato a Pisa, fu giureconsulto a Roma e poi a Firenze, dove ebbe un gran numero di incarichi e funzioni, da quelli giudicanti a quelli economici e fiscali a quelli censorii sulla pubblica moralità. Fu molto stimato da
Ferdinando II e
Cosimo III, che gli affidarono la cura dei rapporti fra l'autorità granducale e quella laica. Fu anche poeta nell'accademia dell'Arcadia, con il nome di Efestio Erimanteo.
Secondo l'Archivio di Stato di Firenze morì nel 1689, ma nell'ultima riga dell'epigrafe mi sembra indiscutibile la scrittura MDCLXXXVIII (1688).