Uomo politico, scrittore in latino e in volgare, diede a questa lingua nascente una enorme poliedricità espressiva. La sua
Divina Commedia è indubitabilmente uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale, ma per gli italiani è anche la fucina della loro lingua, da cui sono uscite le più potenti raffigurazioni della realtà e dell'immaginazione.
Nel passo citato (Paradiso XII 124-126) Bonaventura da Bagnoregio lamenta i difetti dell'ordine francescano alla fine del '200: la regola dell'ordine -soprattutto in materia di povertà- da alcuni viene trascurata (conventuali), da altri viene invece irrigidita (spirituali); rappresentanti delle due tendenze furono
Matteo d'Acquasparta e
Ubertino da Casale.