Villa Gobia era stata adibita a luogo di interrogatori e torture, una delle tante
Ville tristi dove polizia tedesca e Brigate nere cercavano di estorcere ai prigionieri informazioni sulle attività partigiane. Tre degli stemmi ricordano uomini che qui vennero uccisi; l'ultimo a destra si riferisce al proprietario della villa, arrestato perché accusato di fiancheggiare i partigiani, poi ucciso; il primo a sinistra commemora un
militare italiano che dopo l'armistizio dell' 8 settembre si unì alle truppe Alleate per combattere i tedeschi e cadde nella battaglia di Montelungo.