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Nome e Cognome Giovanni Pascoli
S.Mauro Pascoli, Fc 1855 - Bologna 1912
Dove si trova loc. Pomposa (Abbazia) - Codigoro, FE
Categoria lettere
Segnalato da EDC
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Al di là della produzione lagrimosa spesso più nota al grande pubblico, ha scritto poesie fra le migliori del '900 italiano. Ben distinguibile è la sua poetica simbolista (illustrata nelle pagine di Il Fanciullino), e altrettanto il suo superamento del linguaggio poetico tradizionale. Tra le raccolte di poesie meritano continua rilettura Myricae, Primi poemetti, Nuovi poemetti, Canti di Castelvecchio, Odi ed inni, Poemi conviviali.

L'epigrafe riporta il carme latino pascoliano Pomposia, scritto nel 1910 e dedicato all'abbazia (Poemata et epigrammata LXV). La metrica presenta i cosiddetti versi Leonini (forse così chiamati dal poeta Leonio da S.Vittore, vissuto a Parigi nel XII sec.) caratterizzati da una rima interna, fra la metà e la fine del verso (mille-villae, vinum-linum ecc.).
 
     
 
 
(Testo)

ANNI IAM SUNT MILLE. MIHI SATA PASCUA VILLAE
MEL ERAT ET VINUM, FRUGES ET TEXTILE LINUM
GREX SATUR IN CAULIS, ERAT ALTILIS OMNIS IN AULIS,
MUGITUSQUE BOUM IUBAR EXPLORABAT EOUM;
DUMQUE MEA CURA FLUITANT FLORENTIA RURA,
IPSA DABAM SANCTUM SEMPER POMPOSIA CANTUM
UT PROSCISSA BONOS REDAMARENT ARVA COLONOS
MITISQUE HAEC VICTU, FACILIS QUOQUE VITA RELICTU
SOL LAETUS LAETIS, LABOR HIC FORET ARRA QUIETIS.
HAEC PRIUS. ALTERNO TORPEBAM DEINDE VETERNO
CUM TERRAE MATRI DECESSIT VOMIS ARATRI.
AMISSIS RASTRIS EGO MANSI SOLA SUB ASTRIS.
TUM MIHI SQUALENTI CECINERUNT UNDIQUE VENTI
ATQUE IRACUNDAE TANTUM PROCUL AEQUORIS UNDAE.
TUM MANES MULTOS MONACHORUM RITE SEPULTOS
VOCE QUERI MAESTA NOX AUDIIT INTEMPESTA.
NUNC PRISCAE FAMAE MEMINERUNT DENIQUE LAMAE
NUNC RIDENT ORAE FOLIIS HERBISQUE DECORAE.
QUOD FUIT EST. LENTAM STUPEO REMEARE IUVENTAM
HAS SEGETES LAETAS LONGISSIMA VENTILAT AETAS.
HIC MIHI CUM FIDO MONACHUS CANIT AGMINE WIDO.
G. PASC. CARM. POMP.
ANNO SAL. MCMX DIE III IUNII SODALES MUSICOLOGI
FERRARIENSES PON. CUR.


(su altra lapide la traduzione)
D'ANNI GIA' NE SON MILLE CHE SEMINE PASCOLI E VILLE
AVEVO E MIELE E VINO RICOLTI E MANNELLI DI LINO
GREGGI PREGNE AGLI OVILI RUSPANTI INGRASSATI AI CORTILI
CHE I GIOVENCHI MUGGENTI PREDIVAN L'AURORE LUCENTI
CHE DI TUTTE COROLLE A MIA CURA FIORIVAN LE ZOLLE
E CH'IO POMPOSIA IL SANTO E ASSIDUO LEVAVO MIO CANTO
DOMINE MANDA DAI SOLCHI RENDITA LAUTA AI BIFOLCHI
MITE A TUTTI LA VITA FACIL A OGNUN LA DIPARTITA:
SOLE ALCIONIO PER FACE, LAVORO COME ARRA DI PACE
COSI' ALLOR POI LA VOLTA FU CHE DA LETEO SONNO INCOLTA
CADDI: ALLA TERRA I BUONI OFFICI CESSAR DE COLONI
E PERDUTI ANCO I RASTRI SOLINGA RESTAI SOTTO GLI ASTRI
ME SQUALLENTE D'ALLORA URLARON DA PRESSO LA BORA
O DA LUNGE IRACONDE LE FURIE ROMPENTI DELL'ONDE
E DA MONACHI MOLTI QUI IN TERRA SACRATA SEPOLTI
UDIR LUGUBRE E MESTA LA PLORA LE NOTTI IN TEMPESTA
ORA ALFIN LA PALUDE SUE PRISCHE VICENDE CONCLUDE
ED ORMAI LE SUE SPONDE RIVESTONSI D'ERBE E DI FRONDE.
COME GIA ALLOR STUPITA RISENTO FLUIRMI LA VITA
D'EVI ANTICHI LA BREZZA CHE LIETE LE MESSI ACCAREZZA
E CANTAR COL SUO FIDO CORO IL MIO MONACO GUIDO


foto EDC
 
 
     
 
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