Ingegnere, partecipò ai moti del 1848; nella sua casa si costituì nel 1851 il Comitato rivoluzionario che il governo austriaco processò e condannò a morte nella fortezza di
Belfiore. La pena di Mori fu commutata nel carcere duro (come quella degli altri congiurati che avevano moglie e figli). Un suo figlio,
Temistocle, morì in Molise fra le schiere garibaldine nel 1860.
Morì mentre si recava in calesse da Gazzuolo a Cividale Mantovano.
Come si può vedere nel bassorilievo inferiore, l'uso simbolico del fascio littorio non fu un'invenzione della propaganda fascista ma già aveva avuto diffusione nel Risorgimento.