Combatté con Garibaldi a Ponte Caffaro nel 1866 e lo seguì nella spedizione romana del 1867, unendosi al gruppo guidato dai fratelli Cairoli che si avvicinò alla capitale per verificare se vi fosse sollevazione popolare; entrato segretamente in città, mandò ai compagni acquartierati a
Villa Glori un messaggio in cui li disilludeva sull'attesa insurrezione dei romani; si ricongiunse poi col grosso della spedizione combattendo a Mentana. Nel resto della sua vita continuò a cospirare da irredentista per l'italianità di Trieste.