Partecipò alle nuove esperienze politiche dell'Italia napoleonica, prima nella Repubblica Cisalpina poi nel Regno d'Italia; alla caduta di Napoleone si schierò fra i liberali promuovendo il progresso tecnologico e sociale. Fu tra gli animatori e collaboratori del
Conciliatore; quando nel 1821
Pellico e altri vennero arrestati per adesione alla Carboneria anch'egli finì tra gli accusati ma evitò il carcere e la condanna riparando in esilio, prima in Inghilterra, poi in Grecia e in Francia. Ritornò a Milano solo nel 1840.