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Oltre che poeta, romanziere, autore di novelle, drammaturgo, D'Annunzio fu anche spettacolare partecipe delle vicende del tempo, belliche, politiche, mondane. Insomma, un incredibile creatore di idee e realtà, con la parola e col gesto (di qui l'aggettivo che più gli si adatta: immaginifico).
Il sonetto è il sesto della sezione «Le città del silenzio» nella raccolta Elettra. |
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(Testo)
(targa superiore)
SU L'ETRUSCHE TUE MURA, ERMA VOLTERRA, FONDATE NELLA RUPE, ALLE TUE PORTE SENZA STRIDORE, IO VIDI GENTI MORTE DELLA CUPA CITTA' CH'ERA SOTTERRA.
IL FLAGEL DELLA PESTE E DELLA GUERRA AVEA PIAGATA E TRONCA LA TUA SORTE; E ANTICHI ORRORI NEL TUO MASCHIO FORTE EMPIEVAN L'OMBRA CHE NESSUN DISSERRA.
LONTANAR LE MAREMME FEBBRICOSE VIDI, E I PLUMBEI MONTI, E IL MAR BIANCASTRO, E L'ELBA E L'ARCIPELAGO SELVAGGIO.
POI LA MIA CARNE INERTE SI COMPOSE NEL SARCOFAGO SCULTO D'ALABASTRO OV'E' CIRCE E IL BRUTAL SUO BEVERAGGIO. | 1863 - 1963
(targa inferiore) IN QUESTO ALBERGO NELL'AUTUNNO DEL 1909 GABRIELE D'ANNUNZIO TRASSE ISPIRAZIONE PER IL "FORSE CHE SI FORSE CHE NO" TRASUMANANDO IN PAGINE SUBLIMI L'ETERNA BELLEZZA DI VOLTERRA "CITTA' DI VENTO E DI MACIGNO"
foto Scarpa,Zatini
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