Fino a 18 anni visse in Grecia, poi si trasferì in Italia e frequentò l'Accademia di Belle Arti di Firenze, ma visse anche lunghi periodi a Monaco di Baviera, Milano e Parigi. Il suo stile pittorico e i suoi soggetti ebbero subito una fisionomia definita, dove predominano assolate piazze (italiane) e manichini. Allo scoppio della Grande Guerra si arruolò e fu trasferito a Ferrara, dove entrò in amicizia con
Carrà e
De Pisis; qui la sua arte assunse connotati più vari, ma con insistente attrazione per forme geometriche essenziali. La sua pittura venne definita metafisica, sempre più attratta dalla classicità che però l'artista riviveva in aspetti inquietanti.
L'opera è un ingrandimento di 5 volte rispetto all'originale ed è stata realizzata dallo scultore ferrarese
Maurizio Bonora.