Venditore ambulante a cui era stata revocata la licenza con l'entrata in vigore delle leggi razziali; accusato pretestuosamente di aver scritto sui muri frasi sovversive, venne internato ad Urbisaglia, poi deportato, con la moglie
Eugenia Carcassoni, a Fossoli (Mo) e ad Auschwitz (PL), dove trovò la morte nelle camere a gas.
Questa è una delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue
Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi.
Forse è sbagliato l'anno di nascita (1882) nella pietra; io
qui ho letto 1884.