Il luogo dal Medio Evo era destinato al deposito di macerie e rifiuti e perciō risultava leggermente soprelevato rispetto al piano; dal 1662 venne convertito in orti e giardini; nel primo '800 sotto l'amministrazione napoleonica fu risistemato ulteriormente, con piantumazione di alberi d'alto fusto, e nel 1896 assunse l'aspetto attuale, con scalinata, fontana e bassorilievi; all'inaugurazione presenziarono il re Umberto I e la moglie Margherita.
Le sculture della fontana, opera di Diego Sarti e Pietro Veronesi, raffigurano una ninfa che afferra con una mano la criniera di un cavallo scalpitante verso l'alto mentre una piovra con i tentacoli le stringe le gambe per trascinarla verso il fondo. I bolognesi la battezzarono subito "la moglie del gigante", con riferimento alla statua del
Nettuno (chiamato popolarmente Żigānt in dialetto) in piazza Maggiore. Per l'occasione, e sull'onda di questa identificazione,
Giosue Carducci scrisse una poesia, immaginando un dialogo fra il Gigante e la Sirena (che sirena non č, perché ha le gambe!); puoi leggere
qui la poesia, che non č un sonetto (come erroneamente sostengono quasi tutti i siti che la menzionano parlando della fontana) ma semmai una canzonetta: 8 quartine di ottonari (il 2° e il 4° tronchi) con accentuato ritmo, tanto che Federico Berti l'ha
musicata.
A sinistra della fontana il bassorilievo intitolato "Bononia docet", di Arturo Colombarini, a destra quello di Ettore Sabbioni, dove la donna che raffigura la cittā tiene in mano un cartiglio dove č scritto
Dopo la seconda rampa della scalinata, sotto la balaustra, altri 3 bassorilievi: da sinistra, "La distruzione della rocca di Galliera" di Arturo Orsoni, "Il ritorno dalla vittoria della Fossalta" di Pietro Veronesi, che ricorda la vittoria bolognese contro le armi di
re Enzo, "
La cacciata degli Austriaci" di Tullo Golfarelli.
Nell'ultimo
thumbnail un'immagine dei ruderi della rocca di Galliera.