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Ciclista apprezzato da Fausto Coppi, che lo volle nella sua squadra. Vinse una tappa del Giro d'Italia del 1960; aspetti del carattere limitarono però gli esiti del suo talento. |
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(Testo)
(targa)
"Romeo Venturelli da Sassostorno di Lama Mocogno, Appennino Modenese. E' un selvaggio, un anarchico, una forza della natura. Il suo istinto è scandaloso. La sua energia non conosce confini. Le sue voglie non hanno freni. Nato povero, cresciuto povero, è destinato alla povertà. Finchè non sale su una bici, e la bici diventa un cavallo magico, alato, capace di trasportarlo nella favola: ogni desiderio sembra potersi esaudire. Meo ha una carriera folgorante. Corre e vince. Quando vuole. Perché qualche volta non è la vittoria a interessarlo, ma il modo: a cronometro, in volata, per distacco. Si prende il lusso di stravincere. È l'unico Meo, a mettere d'accordo Bartali e Coppi, il primo direttore sportivo e il secondo capitano, insieme in una squadra, la San Pellegrino, per lanciare Venturelli nella storia del ciclismo. E invece no. Quante ne combina, Meo."
Da "Meo volava. Avventure e sventure di Venturelli." di Marco Pastonesi. |
La Città di Pavullo a ROMEO VENTURELLI scultura realizzata e donata da Pier Giorgio Bonezzi e da Nuova Cava Varana
(nel bassorilievo) Romeo "Meo" Venturelli
Fe' impazzir Pavullo di entusiasmo e... "ed nervòs"
foto Zatini
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