Dopo l'armistizio dell'8/9/1943 le truppe tedesche di stanza in Italia fecero prigionieri i militari italiani che riuscirono a fermare e li internarono in Germania costringendoli al lavoro forzato, con trattamento disumano; avrebbero lasciato liberi di tornare in patria solo quelli che si fossero arruolati nell'esercito della neonata Repubblica Sociale Italiana guidata da Mussolini. Moltissimi non aderirono e molti trovarono la morte nei lager. A Treuenbrietzen, vicino a Berlino, i prigionieri furono impiegati come manodopera in una fabbrica di munizioni; all'approssimarsi della sconfitta i tedeschi, per vendetta nei confronti degli ax-alleati o per non lasciare testimoni, portarono 127 militari italiani in una cava e li falciarono a raffiche di mitra; solo 4 sopravvissero, ricoperti dai corpi dei compagni morti; e solo dopo la caduta del muro di Berlino si cominciò a fare un po' di luce su questa strage. |