Gianandrea Doria (Genova 1539-1606) si trovò a calcare le orme dell'illustre prozio
Andrea ma non fu ammiraglio altrettanto coraggioso e capace, come risulta dal suo comportamento nella
battaglia di Lepanto, dove mise in pericolo lo schieramento cristiano, salvato dal sacrificio di alcune galee dalmate. Nel 1558 sposò
Zanobia Del Carretto (Melfi, Pz 1541-Genova 1590), il cui padre era stato adottato dal grande Andrea Doria, che aveva trasmesso a lui e ai suoi discendenti il principato di Melfi. Quando Zanobia morì (1590) Gianandrea commissionò ad Andrea Ceresola, detto il Vannone, la chiesa, come cappella funebre per la moglie, terminata nel 1592.
Il gioco linguistico di vivi e morti nell'epigrafe significa che Zanobia non può essere sentita come del tutto morta, per la vita esemplare che ha avuto e il vedovo non può che sentirsi morto dopo la privazione dell'adorata moglie.