Ad accomunare queste persone fu la sventura di incappare in un posto di blocco della Guardia Nazionale Repubblicana nella settimana successiva al grande sciopero generale antigovernativo; quasi nessuno di loro vi aveva partecipato o perché disoccupato o per prudenza o perché lavoratore autonomo; solo Ponzecchi vi aveva preso parte ma, a differenza del fratello e di amici che intendevano continuare ad incrociare le braccia, quel giorno si decise a tornare in fabbrica; e nessuno di loro svolgeva attività politica clandestina per la Resistenza, nemmeno Lassi, che era stato continuamente controllato e perseguitato durante il Ventennio perché aveva amici comunisti. Tutti però finirono a Mauthausen fra i "deportati per motivi di sicurezza" e tutti morirono nel sottocampo di Ebensee. Queste sono cinque delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi. |