Ad accomunare queste persone fu la sfortuna di incappare in posti di blocco fascisti particolarmente inferociti per il successo dello sciopero antigovernativo del marzo 1944; dalle biografie stilate sul
sito pratese della deportazione non tutti furono arrestati qui, come recitano i tasselli di ottone, ma comunque il rastrellamento della Guardia Nazionale Repubblicana avvenne in quei giorni (7-8 marzo). Quasi nessuno di loro aveva partecipato allo sciopero o si interessava attivamente di politica; l'unico politicizzato era Leonello Betti, che anzi da giovane era stato un fervente fascista, responsabile locale dei gruppi Balilla; non aveva però aderito alla Repubblica Sociale Italiana; comunque troppo tardi si accorse di avere sbagliato ad appoggiare il Regime. Ad accomunarli, infine, fu il penoso viaggio in vagoni piombati fino a Mauthausen, poi Ebensee, dove tutti trovarono la morte.
Queste sono alcune delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi.