Lavoravano tutti nel settore tessile e, se si esclude Cecchi, non si occupavano attivamente di politica; probabilmente non avevano neppure partecipato allo sciopero generale di pochi giorni prima, che aveva imbestialito fascisti e tedeschi; per questo si sentivano tranquilli nell'affrontare il posto di blocco che era stato qui messo. Ma si ingannavano: vennero tutti deportati a Mauthausen e dopo pochi mesi morirono lì o in un sottocampo, di stenti o uccisi. Cecchi, comunista, già arrestato in precedenza dai fascisti, diversamente da quanto scritto nella targa, sembra sia stato arrestato a casa sua. Queste sono cinque delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi. |