Fu il più grande poeta in milanese: per lui il dialetto non era, come per altri, solo il veicolo comunicativo di una materia bassa, scherzosa, volgare, bensì un mezzo che poteva avere la massima dignità letteraria ed esprimere temi elevati, non solo il comico ma anche il tragico; nella sua vasta produzione di versi sono significativi gli esperimenti di traduzione dantesca; e acute sono le sue posizioni intorno alla polemica Classico-Romantica che infiammò gli intellettuali italiani negli anni della Restaurazione.
Il poeta fu
qui ospite del banchiere Pietro Ballabio fra gli anni 1801 e 1815.