Forse copia di
iscrizione che ornava il fregio di un tempio o il piedistallo di una statua a Giove Ospitale; non sono però riuscito a scoprire dove si trovi l'originale o se esista (ancora); che sia epigrafe non troppo antica lo dice già la nettezza dell'incisione, non consunta da tanti secoli di intemperie.
Mia traduzione libera: "Da me vengano le regole della visita e del saluto per l'ospite: non si rifiuti l'ospite dei luoghi vicini, all'ospitalità si aggiungano doni, si abbia cura dell'ospite, lo si tenga lontano da offesa, gli si metta gentilmente a disposizione il necessario, si ricambi chi ospita, le regole di ospitalità non siano macchiate da rapina o violenza (sessuale), siano per bene coloro che ospitano e si aspettino buoni ospiti, che non vengano forzati a rimanere o costretti ad andarsene". Bisogna ricordare che in latino (come anche nell'italiano d'un tempo) il termine "ospite" indicava sia chi riceveva in casa propria sia chi era ricevuto, e questo rapporto comportava il reciproco scambio.
S.C. dovrebbero essere le iniziali di "SUMPTU COMMUNI" ("a spesa collettiva") piuttosto che "SENATU CONSULTU" ("per decreto del senato").