Paolo Goldfrucht era nato a Leopoli in Ucraina (allora città dell'Impero asburgico) il 6/7/1894; aveva sposato la cugina
Lea e si era trasferito a Trieste dove aveva trovato lavoro nel commercio; nel 1920 chiese ed ottenne la cittadinanza italiana e cambiò il cognome italianizzandolo in Melauri; ma con le leggi razziali del 1938 la situazione mutò, i figli dovettero lasciare la scuola pubblica e a Paolo fu revocata la cittadinanza italiana. Nell'estate 1943 acquistò due poderi in Toscana e ci si trasferì con la famiglia, presagendo rischi peggiori; infatti dopo l'Armistizio il Litorale adriatico diventò una zona di fatto direttamente amministrata dalla Germania che vi applicò il programma di sterminio razziale. Ma anche in Toscana la possibilità di rimanere nascosti e dimenticati fu un'illusione: nel dicembre 1943 Paolo, Lea e la madre di lei,
Margherita Prister Goldfrucht vennero arrestati e deportati ad Auschwitz, dove trovarono la morte. Solo i loro due
figli riuscirono a fuggire.
Queste sono tre delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue
Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra e ottone, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì quasi tutti morirono di stenti o furono uccisi. Queste pietre sono state posate il 27/1/2022.