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Uomo politico, scrittore in latino e in volgare, diede a questa lingua nascente una enorme poliedricità espressiva. La sua Divina Commedia è indubitabilmente uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale, ma per gli italiani è anche la fucina della loro lingua, da cui sono uscite le più potenti raffigurazioni della realtà e dell'immaginazione. Il passo (Purgatorio XIV 81-126) fa esprimere all'anima di un illustre personaggio di Romagna, Guido del Duca, il confronto tra i costumi cortesi del passato e quelli decaduti del presente, con nomi di luoghi e persone. |
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(Testo)
(sinistra)
".....SAPPI CH’IO SON GUIDO DEL DUCA. FU IL SANGUE MIO D’INVIDIA SÌ RIARSO CHE, SE VEDUTO AVESSI UOM FARSI LIETO, VISTO M’AVRESTI DI LIVORE SPARSO. DI MIA SEMENTE COTAL PAGLIA MIETO: O GENTE UMANA, PERCHÈ PONI IL CORE LÀ V’È MESTIER DI CONSORTO DIVIETO? QUESTI È RINIER; QUESTI È IL PREGIO E L’ONORE DE LA CASA DA CALBOLI, OVE NULLO FATTO S’È REDA POI DEL SUO VALORE. E NON PUR LO SUO SANGUE È FATTO BRULLO, TRA IL PO E IL MONTE E LA MARINA E IL RENO DEL BEN RICHESTO AL VERO E AL TRASTULLO; CHÈ DENTRO A QUESTI TERMINI È RIPIENO DI VENENOSI STERPI, SÌ CHE TARDI PER COLTIVARE OMAI VERREBBER MENO. OV’È IL BUON LIZIO E ARRIGO MAINARDI? PIER TRAVERSARO E GUIDO DI CARPIGNA? OH, ROMAGNUOLI TORNATI IN BASTARDI! QUANDO IN BOLOGNA UN FABBRO SI RALLIGNA? QUANDO IN FAENZA UN BERNARDIN DI FOSCO, VERGA GENTIL DI PICCIOLA GRAMIGNA? NON TI MARAVIGLIAR S’IO PIANGO, TOSCO, QUANDO RIMEMBRO CON GUIDO DA PRATA UGOLIN D’AZZO, CHE VIVETTER NOSCO, |
(destra)
FEDERIGO TIGNOSO E SUA BRIGATA, LA CASA TRAVERSARA E GLI ANASTAGI -E L’UNA GENTE E L’ALTRA È DIREDATA-, LE DONNE E I CAVALIER, GLI AFFANNI E GLI AGI CHE NE INVOGLIAVA AMORE E CORTESIA, LÀ DOVE I CUOR SON FATTI SÌ MALVAGI! O BRETTINORO, CHÈ NON FUGGI VIA, POI CHE GITA SE N’È LA TUA FAMIGLIA E MOLTA GENTE PER NON ESSER RIA? BEN FA BAGNACAVAL, CHE NON RIFIGLIA; E MAL FA CASTROCARO, E PEGGIO CONIO, CHE DI FIGLIAR TAI CONTI PIÙ S’IMPIGLIA. BEN FARANNO I PAGAN, DA CHE IL DEMONIO LOR SEN GIRÀ; MA NON PERÒ CHE PURO GIAMMAI RIMAGNA D’ESSI TESTIMONIO. O UGOLIN DE’ FANTOLIN, SICURO È IL NOME TUO, DA CHE PIÙ NON S’ASPETTA CHI FAR LO POSSA, TRALIGNANDO, OSCURO. MA VA' VIA, TOSCO, OMAI; CH’OR MI DILETTA TROPPO DI PIANGER PIÙ CHE DI PARLARE: SÌ M’HA NOSTRA RAGION LA MENTE STRETTA...." |
PER VOTO DEL CONSIGLIO PROVINCIALE MCMXXI |
foto Benfenati
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