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Parroco della pieve di Rifredi molto amato dai fedeli; durante la guerra si prodigò per salvare bambini ebrei dalla deportazione. |
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(Testo)
«Il Signore ha voluto l'Opera in questo rione e l'ha voluta aliena da umane protezioni e sicurezze e sostenuta dalla preghiera e dal lavoro degli umili, perché fosse apologia vivente della Divina Provvidenza.» |
Giulio Facibeni nasce a Galeata, in Romagna, il 29 Luglio 1884, in una famiglia modestissima, il padre calzolaio e la madre casalinga e 11 figli; il 21 Dicembre 1907 viene ordinato Sacerdote; il 31 Ottobre 1912 l'Arcivescovo Mistrangelo lo nomina Vicario nella Pieve di Santo Stefano in Pane di Rifredi;rimarrà Pievano a Rifredi fino al 8 Dicembre 1955;Cappella- no Militare durante la Prima Guerra Mondiale,prima sul fronte dell'Isonzo e poi sul Grappa,dove si distingue per azioni di coraggiosa misericordia che gli valgono la Medaglia d'Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: "Con profon- do sentimento di pietà e alto concetto della propria missione, durante intere giornate di sanguinosi combattimenti rimane- va costantemente sulla linea di fuoco a prestare con attività indefessa la sua opera pietosa, usciva anche solo dalla nostra trincea spingendosi in terreno scoperto e battuto dal fuoco nemico, per raccogliere feriti e recuperare salme di caduti. Monte Pertica-Colle della Martina (Monte Grappa 24-28 ottobre 1918)";il 4 agosto 2007,in occasione di una solenne ceri- monia sul Monte Grappa, il governo austriaco conferisce a don Facibeni la Croce d'Onore "in ringraziamento della pietà cristiana rivolta ai soldati nemici nella guerra 1915-18".
Nel 1923 don Facibeni matura la sua vocazione e pone la prima pietra dell'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa, inaugurata ufficialmente il 4 novembre 1924 e alla quale avrebbe dedicato il resto della sua vita: lui stesso scrive «Il Signore ha voluto l'Opera in questo rione operaio, l'ha voluta aliena da umane protezioni e sicurezze e sostenuta dalla preghiera e dal lavoro degli umili, perché fosse apologia vivente della Divina Provvidenza».
Negli anni della seconda guerra mondialee in particolare nel corso dell'occupazione tedesca e dell'emergenza bellica, ancora una volta don Facibeni diventa un punto di riferimento fondamentale per la sua opera di assistenza ai profughi e ai ricercati; per la sua azione a favore degli ebrei perseguitati, il nome di Facibeni è stato ufficialmente iscritto nell'Al- bo dei Giusti tra le Nazioni presso lo Yad Vashem (Museo della Shoah di Gerusalemme) il 2 settembre 1996, onore con- cesso da Israele a circa 300 persone che in Italia hanno salvato, a rischio della propria vita, i cittadini ebrei perseguitati dalle Leggi razziali.
Appena nominato Sindaco nel 1951, Giorgio La Pira conferisce a don Facibeni il titolo di cittadino benemerito di Firenze.
"Padre, mi chiamano i miei ragazzi ed il nome dolce ed austero scende nell'animo donando ora conforto, ora umiliazione, ora strazio. Questo il titolo che vorrei veramente meritare nel suo profondo significato"; Don Giulio, usando l'immagine cara al Cottolengo, amava chiamarsi spesso "povero facchino della Provvidenza".
Tra le tante testimonianze su don Giulio Facibeni, vi è quella di Pietro Annigoni, pittore internazionale: "...Dopo aver visto lo sguardo di don Facibeni, non si può dubitare della presenza di Dio...".
Il Padre muore improvvisamente alle prime luci dell'alba del 2 giugno 1958, giorno della nascita al cielo di S.Maria Madda- lena de' Pazzi, coincidenza che Giorgio La Pira mette in risalto: "Tale stranissima imprevedibile coincidenza non è certa- mente casuale, ma provvidenziale e misteriosa...".
"...don Facibeni e il Card. Dalla Costa sono stati le componenti più determinanti della storia fiorentina di questi ultimi trent'anni... Dalla Costa una autentica figura di profeta... don Facibeni fece cose incalcolabili, non solo per il numero già rile- vante di ragazzi, ma per la qualità dell'Opera, per il disegno di essa: costruire l'uomo intero. Non un orfanotrofio: costruire l'uomo intero. Come si costruisce l'uomo intero? Incorporandolo nella storia di un popolo, dandogli la famiglia, l'officina, la scuola, la chiesa..." |
Prof. Giorgio La Pira (discorso di Galeata - 1964) |
foto Zatini
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