Insuperato campione del ciclismo.
Nella primavera del 1952 la Societą Montecatini decise di chiudere la
miniera di zolfo a Cabernardi, la pił grande in Europa: il giacimento si stava esaurendo. Sarebbero stati licenziati gli 860 dipendenti. Si aprirono le trattative con i sindacati, ma l'azienda non recedeva. Il 28 maggio i 176 minatori che lavoravano in galleria decisero di non uscire in superficie e
occuparono la miniera; quasi altrettanti entrarono in sciopero all'esterno. Solo il 5 luglio si concluse l'occupazione. I sindacati avevano ottenuto un po' di prepensionamenti, un po' di reimpieghi in altri settori e luoghi della Montecatini, un po' di utilizzi fino alla dismissione definitiva (1959) degli impianti di Cabernardi.
Che c'entra tutto questo con Coppi? Il 25 giugno di quel 1952 era iniziato il
39° Tour de France e dalla 14^ tappa, il 4 luglio, Fausto Coppi aveva conquistato la maglia gialla, che riuscģ a mantenere fino alla vittoria finale, il 19 luglio. Forse chi ha scritto quelle parole sul vagoncino della miniera ha pensato di richiamare un episodio simile di intreccio fra entusiasmi per imprese sportive e malcontento popolare: quando il 14 luglio 1948 il segretario del PCI Palmiro Togliatti venne ferito da una rivoltellata, in tutta Italia ci fu una
sollevazione popolare difficile da contenere; il giorno dopo
Gino Bartali, che partecipava al
35° Tour de France con risultati non brillantissimi, fece una clamorosa rimonta nel ruolino di marcia, riprendendo la maglia gialla il giorno 16 e mantenendola fino alla vittoria finale il 25. L'attenzione della stampa e del popolo italiano fu allontanata da tentazioni insurrezionali, mentre i bollettini medici dal capezzale di Togliatti erano sempre pił tranquillizzanti.
Insomma, la scritta sembra dire: "Anche a Cabernardi, grazie al ciclismo, non ci fu la rivoluzione".
