Scrittore che nella vita e nelle opere manifestò come carattere dominante un languido tormento esistenziale, che lo portò anche ad un ricovero per malattia mentale. Si inserì nella tradizione poetica del poema cavalleresco, lasciandoci una
Gerusalemme liberata che segna un deciso passaggio dal gioioso capolavoro dell'Ariosto ad una tensione estetica e morale più esasperata; anche le sue altre opere -dalla favola pastorale
Aminta alle
Rime alle prose dei
Dialoghi- mostrano un geniale scrittore che precorse aspetti del gusto secentesco.
Accusato -forse ingiustamente- di aver scritto poesie satiriche rivolte contro studenti e professori, si vide sospesa la borsa di studio concessagli dal duca di Urbino e fu espulso dall'università; dovette
rifugiarsi presso amici nel Ducato di Modena per sfuggire alla polizia papalina.