Nato senza un padre, fu subito affidato a genitori adottivi; a 13 anni perse anche la madre biologica per una intossicazione alimentare; attribuì la causa all'uomo che lei aveva sposato: si chiamava Laccabue e aveva dato il proprio cognome al ragazzo, ma Antonio volle cambiarlo in Ligabue per l'odio che nutrì nei suoi confronti. Ebbe sempre vita errante, curriculum scolastico disordinato ed incompleto; solo il disegno lo attirava. A condizioni economiche e culturali disagiate si unirono malattie, del corpo e della mente. Nel suo vagabondare finì per restare confinato a Gualtieri, paese di provenienza di Laccabue, sebbene all'inizio Antonio (cresciuto nella Svizzera tedesca) non conoscesse l'italiano. Qui, tra ricoveri frequenti in ospizio e in ospedale psichiatrico, diede largo spazio alla pittura, finché il suo potente ed espressionistico stile naïf non suscitò l'attenzione di critici d'arte, che ne fecero un caso celebre. |