Di questo elenco colpisce subito il fatto che 3 dei fucilati fossero donne.
Paola Garelli, nata a Mondovì (Cn) il 1/11/1916, era parrucchiera; antifascista, dopo l'Armistizio scelse la strada partigiana: col nome di Mirka entrò nella brigata SAP "Colombo", della Divisione "Gramsci", che operava a Savona; venne arrestata il 15 ottobre. Anche
Franca Lanzone (e non Lanzoni), nata a Savona il 28/9/1919, militò nella SAP "Colombo", col nome di Tamara; provvedeva a trasmettere messaggi e fornire vettovagliamenti alle formazioni partigiane di montagna; fu arrestata il 21 ottobre. Analogo incarico aveva Baldessari (non Baldassare), nato a Savona il 16/3/1918, arrestato il 20 ottobre mentre accompagnava alle basi partigiane tre disertori dell'esercito repubblichino.
Peluffo, nato a Savona il 12/4/1926, comunista, organizzatore del Fronte della Gioventù nel Savonese, partigiano garibaldino coi nomi di Penna o Mario, era stato arrestato il 14 ottobre e barbaramente torturato per giorni prima della fucilazione; fu insignito di medaglia d'argento al V.M. alla memoria.
Cassani (e non Cassano), nato a Genova l'11/8/1905, era un carabiniere passato alle forze partigiane di GL, militando nella brigata "Astengo", poi in quella garibaldina "Vecchia", della Divisione "Mingo". Tutti e 5 vennero fucilati per rappresaglia in seguito all'uccisione del maggiore della Guardia Nazionale Repubblicana Giorgio Massabò. Ad essi fu aggiunta
Luigia Comotto (Luigina), di 68 anni, accusata di favoreggiamento perché il proiettile che aveva colpito l'ufficiale repubblichino era partito dal palazzo dove abitava, e lei non aveva rivelato il nome del tiratore.
La lapide è situata di fianco a quella che ricorda la carcerazione di Mazzini in questa fortezza (come appare dal
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