Uomo politico, scrittore in latino e in volgare, diede a questa lingua nascente una enorme poliedricità espressiva. La sua Divina Commedia è indubitabilmente uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale, ma per gli italiani è anche la fucina della loro lingua, da cui sono uscite le più potenti raffigurazioni della realtà e dell'immaginazione.
Quando Dante esule fu ospite nel 1303 dei signori di Castelbarco a Rovereto, rimase colpito dai segni di questa antica frana (nota come "Lavini di Marco") e la utilizzò per una similitudine nel canto XII dell'Inferno (vv. 4 s.) |