Grande cultore di letterature classiche ma anche di tutto ciò che si scriveva ai quei tempi, sentì stretta la sua vita nel paesello natio ed entrò in contatto epistolare con diversi intellettuali europei; le sue "fughe" e dimore a Roma, Bologna, Milano, Firenze e Napoli erano però sempre intervallate da ritorni a Recanati. In un'età di grandi cambiamenti nella letteratura riuscì a dare espressione di nuova e vissuta sensibilità usando la lingua e le forme ormai consunte della tradizione italiana. Genio spietatamente indagatore della condizione umana, riuscì a trasformare in armonie quelle riflessioni, sia nei versi dei Canti che nella prosa delle Operette morali.
"Giacomo Leopardi morì a Napoli il 14 giugno 1837 mentre in città imperversava il colera. Per evitare che il corpo venisse sepolto in una fossa comune il suo ospite Antonio Ranieri brigò tanto fino ad ottenere da Francesco Sorbino, parroco di S. Vitale a Fuorigrotta, il consenso all'uso di una tomba libera all'interno della Chiesa. Nel 1844 fu spostato nel pronao, che nel 1900 fu ristrutturato insieme alla facciata, dove fu affissa anche la lapide con la istituzione a monumento nazionale. Per i lavori di radicale ristrutturazione urbanistica del quartiere occidentale e per la creazione della Mostra d'Oltremare del 1937 la chiesa fu abbattuta e rifatta poco lontano; Leopardi (o almeno quelli che si riteneva fossero i resti) fu solennemente trasferito e onorato vicino a Virgilio" (Lucio Ciccone). |